Nicola Ghezzani

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Nicola Ghezzani vive e lavora a Roma. È psicologo, psicoterapeuta, formatore alla psicoterapia e autore di numerosi saggi, articoli, libri. Ha formulato i principi della psicoterapia dialettica. Scrittore da sempre, ha dedicato una parte considerevole del suo lavoro psicologico, terapeutico e di ricerca alle dotazioni psichiche e alla creatività.

Michel Foucault

(Tratto dal libro La paura di amare)

Nel contesto dei grandi analisti moderni della realtà umana, una nota a parte merita la complessa filosofia di Michel Foucault. Foucault, in linea con il marxismo libertario del Sessantotto, nella prima fase della sua opera è il rovescio della medaglia della cultura conservatrice dominante. Come Reich, Adorno o Marcuse parte dall’idea che il potere sociale, coi suoi codici e le sue prassi operative, agisca mediante la repressione sistematica di una “base naturale spontanea”.

Foto di Michel Foucault

Le sue prime opere si incentrano sull’analisi capillare dei meccanismi del potere, che deve essere smontato e depotenziato. In questa prima fase egli oppone alle dinamiche del potere, che legge con una sensibilità kafkiana, un individualismo anarchico e romantico, una lotta senza fine per la conquista della libertà soggettiva. Poi, nella seconda e ultima fase di riflessione, fa una lucida autocritica e sviluppa una nuova teoria, secondo la quale il potere non agisce solo negando e reprimendo, ma anche indicando, incitando, fomentando i piaceri allo scopo di guidare e condizionare i comportamenti.

Se alla prima forma di potere opponeva il contropotere delle insurrezioni e delle rivolte – anche spontanee e individuali –, alla seconda forma di potere oppone l’autarchia, ossia quella prassi di presa di controllo di se stessi che per i Greci era l’autarkeia o enkrateia, il potere di sé su di sé1. Giunto a questo punto della sua riflessione, Foucault incita a una conoscenza totale del mondo sociale e del modo come questo incita ai piaceri, una conoscenza che consenta al soggetto un’autolimitazione, quindi un auto-modellamento. Il soggetto è libero nella misura in cui è in grado di limitare se stesso, senza farsi condizionare dai codici sociali.

Mentre la prima posizione di Foucault, impregnata di spirito libertario, si contesta da sé come una forma ingenua di ribellismo anarchico senza esito costruttivo, la seconda merita una parola di più. Con il concetto di autostilismo Foucault rinnova la vecchia concezione greco-romana dell’autarchia non disgiunta da quella più recente del dandismo, la prima da lui stesso riconosciuta e ammessa, la seconda no.

Foto di Michel Foucault

L’idea dell’autostilismo, cioè di un modellamento consapevole di se stessi al fine di opporre un potere personale a quello sociale dominante, ha senso ed è positiva: il soggetto deve conoscere i giochi di forza del mondo per occupare una posizione cosciente e volontaria al suo interno. Ma nella complessa teorizzazione di Foucault manca del tutto l’idea dell’amore e non si delineano né una politica né un’antropologia filosofica, cioè l’idea di un progressione che miri alla costruzione di nuovi valori. In lui la pars destruens, analitico-critica, impedisce la maturazione di una pars construens, mirata al bene comune. La concezione foucaultiana si ferma in sostanza a un pragmatismo della libertà soggettiva, quindi a un raffinato e consapevole individualismo.

Posizione comprensibile in rapporto alla vicenda privata di Foucault: omosessuale libertario nella prima fase della sua vita, nella seconda, allorché si scoprì malato di AIDS, elaborò una teoria dell’uso accorto, prudente e misurato dei piaceri. Sforzo lodevole ma carente, perché alla fine tutta la sua teoria si apre e si chiude nella soggettività.

Sulla filosofia di Foucault, cui occorre riconoscere il merito di essere un’acuta micro-politica della soggettività, manca la possibilità di fondare valori, cioè di postulare qualcosa di superiore a sé: manca la possibilità di pensare e vivere non solo l’amore, ma anche la stessa civiltà, che ne è la conseguenza politica.

In sintesi, Foucault fornisce uno strumento eccellente di conoscenza delle dinamiche del potere sociale e di come il singolo individuo possa farlo suo, ma non ci dice il perché; e soprattutto non si rende conto che solo la relazione di alleanza totale – l’amore, la condivisione, l’azione di gruppo – può dare al potere individuale un moltiplicatore infinito.


Note

  1. Foucault M. (1981-82), “L’ermeneutica del soggetto”, Feltrinelli, Milano, 2003.