Nicola Ghezzani

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Nicola Ghezzani vive e lavora a Roma. È psicologo, psicoterapeuta, formatore alla psicoterapia e autore di numerosi saggi, articoli, libri. Ha formulato i principi della psicoterapia dialettica. Scrittore da sempre, ha dedicato una parte considerevole del suo lavoro psicologico, terapeutico e di ricerca alle dotazioni psichiche e alla creatività.

Anoressia sentimentale

Come evitare una dipendenza affettiva

Premessa

Ci sono donne che restano prigioniere di dinamiche senza fine con uomini incapaci di amare. Accade anche a molti uomini: non si capacitano del perché, nonostante ciò che fanno, non vengono amati e si umiliano e si colpevolizzano. Si tratta della dinamica di coppia indagata come dipendenza affettiva. Molto spesso, soprattutto nei casi che vanno sotto il nome di co-dipendenza (o come li chiamo io di collusione sado-masochista) i due partner presentano patologie caratteriali complementari: una donna insicura e bisognosa di conferme e un uomo freddo e scostante; o viceversa. Il partner anaffettivo può avere una patologia minore – come quella che io ho chiamato anoressia sentimentale – o maggiore – del tipo del narcisismo manipolatorio parassitario.

“At last, my lovely”

Non di meno, si verifica anche il salutare caso in cui il partner motivato a una vera relazione amorosa, quindi anche il più sano fra i due, si accorga che nel rapporto in corso “qualcosa non va” e riesca a sottrarsi per tempo, prima che si avvii una complessa dinamica patologica di coppia.

È il caso della lettrice che mi ha inviato la lettera che segue. Una donna bisognosa di amore, ma sufficientemente sana da sfuggire alla tela di ragno tessuta da un uomo freddo e anaffettivo, e perciò – per lei – potenzialmente pericoloso. Ho voluto contrassegnare la lettera con dei titoli di mia invenzione e dei miei brevi commenti, per meglio indicare la sottile capacità di analisi della donna.

Buona lettura!


La lettera

Storia di una donna

Gentilissimo dr. Ghezzani,
ho trovato di estremo interesse i suoi scritti. Sono approdata ai suoi libri e al suo sito in un momento in cui ero cerca di risposte, dopo aver ipotizzato che l’uomo che sto frequentando da alcuni mesi possa avere un atteggiamento “anoressico” nei confronti della sfera sentimentale. Non conoscevo la problematica, né mi occupo di psicologia. Mi hanno perciò molto colpito le sue formulazioni in merito, sia nei libri, che nel sito, dal quale ho tratto l’indirizzo al quale le scrivo. Vorrei chiederle un aiuto. Cerco di sintetizzare quanto mi è accaduto.

“Along came a spider”

Sono una donna che ha superato da un po’ i 40 anni. Sono reduce – e mentre lo scrivo il termine mi appare tristemente appropriato – da una separazione. Il rapporto col mio ex-marito è finito da due anni. Ho trascorso con lui metà della mia vita. Il ragazzo innamoratissimo e tenero che probabilmente cercava in una compagna volitiva e passionale la via di fuga a una educazione repressiva si è via via chiuso in un suo mondo incentrato sull’accumulo di denaro. Non mi dilungo su questa storia che ha portato mio marito al tradimento e all’abbandono. Ne sono uscita a pezzi. Ma con sorpresa ho scoperto che il mio entusiasmo per la vita era rimasto intatto. Ho costruito nuove amicizie e interessi, ho imparato a socializzare con maggior disponibilità di prima, cercando di capire il buono in ciascuno e aiutando chi avesse bisogno di raccontare il proprio dolore e avesse bisogno di un consiglio. La mia vita è diventata più ricca, benché un po’ bohémien rispetto agli agi economici della precedente situazione.

Commento

La donna che mi scrive si presenta: ha vissuto per 20 dei suoi 40 anni con un uomo che ha amato e che probabilmente l’amava, ma che si è sviato rispetto all’amore perché deviato da una ricerca di potere sociale (denaro) che infine lo ha portato a tradire il patto di lealtà che aveva stretto con la moglie. La donna, naturalmente, è ferita; ma sa accettare la separazione e sa formulare un giudizio critico semplice e non astioso. È una donna matura che sa individuare con esattezza quali possano essere i sentimenti e le scelte che aiutano a condurre una buona vita.


L’uomo misterioso

Raggiunto dunque un certo equilibrio, pochi mesi fa ho incontrato in un contesto di amici un uomo cinquantenne, affascinante e, a quanto s’è capito subito, solitario.

Inizialmente mi ha colpito il suo sguardo. Dopo un po’ quegli occhi mi sono apparsi l’unico spiraglio in una corazza. Ho immediatamente desiderato conoscerlo, poterlo frequentare. È stato lui a prendere l’iniziativa per rivedermi. Abbiamo cominciato a uscire per cenare insieme o vedere qualche film. Era sempre un po’ sulle sue, né ha tentato approcci fisici. Ho valutato questo come indice di timidezza e serietà. Ho tentato io qualche carezza che lo ha lasciato senza reazioni, salvo un apprezzamento verbale. Dopo qualche mese, a un mio approccio dello stesso genere, delicato e romantico, ha inaspettatamente reagito in modo estremamente passionale. È passato per così dire dall’assenza di contatto al rapporto sessuale. Questo si è ripetuto altre volte, mentre io avrei preferito aspettare. Avevo la sensazione che lui non fosse davvero lì.

Commento

Ho messo in corsivo nella lettera le frasi che mi paiono indicare l’intelligente valutazione del rischio da parte della donna. Al primo incontro, lei resta affascinata dal mistero che sembra sprigionare dall’uomo. È un uomo affascinante. Ma ama la solitudine e i suoi occhi sono l’unico spiraglio di una identità che ha la consistenza di una corazza. Un uomo molto difeso può essere un individuo sensibile e intelligente, ma timido e insicuro, da aiutare a crescere e di cui godere nel tempo. Fin qui il fascino provato dalla donna rientra nella perfetta normalità. Ma non appena i due passano il confine dell’intimità, ecco che l’uomo comincia a mostrare il suo difetto di base. Egli non è capace di stare in uno spazio intermedio; passa direttamente dalla conoscenza al rapporto sessuale, privo di apertura, confidenza, tenerezza, vera intimità. La donna comprende subito che lui non è davvero là, con lei. Il suo corpo è lì, ma i suoi sentimenti no.


Un sentimento di estraneità

Abbiamo ancora fatto l’amore e, pur sentendolo molto coinvolto su un piano fisico, ho continuato ad avere quella strana sensazione di estraneità. Non credo che cerchi la semplice avventura, spesso mi telefona per parlare del più e del meno; dunque mi vuole. Mi sembra però respingere sistematicamente ogni intimità. Non ho mai visto dove viva, so per certo tuttavia che non ha una compagna o una moglie. Passa quasi tutto il tempo libero da solo. È consapevole di ciò come di una scelta.

Col passare del tempo ha cominciato a vivere il nostro rapporto con disagio. Fino a respingermi, adducendo la mancanza da parte sua di sufficiente coinvolgimento per iniziare una storia seria, peraltro richiesta da me non avanzata, visto il poco tempo trascorso. Salvo poi ricercarmi pochi giorni dopo. A volte ho come una sensazione di gelo a stargli accanto, ma non riesco a lasciar perdere perché tutto questo non mi sembra provenire da malafede ma dal suo bisogno. Allo stesso tempo non vorrei finir vittima di qualche meccanismo perverso.

Commento

Anche qui l’analisi è molto precisa e stringente. L’uomo nega di voler avere un rapporto impegnativo e tuttavia cerca la donna con una certa costanza, sia pure frustrandola con altrettanto frequenti separazioni. Lei avverte una sensazione di gelo a stargli accanto. Si rende conto che non è contatto con un uomo in malafede (quello che potremmo definire un narcisista manipolatore); allo stesso tempo si rende conto che il rapporto potrebbe assumere una configurazione perversa.


Il mito dell’autosufficienza

Quest’uomo ha una tendenza al controllo del cibo prossima all’anoressia e sembra non aver bisogno di alcuno. È assolutamente autosufficiente o almeno così fa capire. Mi racconta che spesso si accorge di individuare difetti nelle persone che incrocia secondo un processo che gli impedisce di stringere nuove amicizie, quasi rifiutando la persona alla prima nota negativa rilevata. Ha osservato che io sono molto entusiasta, ho spiegato che il mio entusiasmo è generale non solo per lui. Sembra che il mio slancio lo spaventi. Si è lasciato scappare un giorno la parola bisogno di aiuto a fronte di questo disagio, è stato prima che mi respingesse adducendo il fatto che non vuole far soffrire una donna che vede più coinvolta di quanto sia lui. In realtà a me sembra presto per questo genere di valutazioni, si tratta ancora di una conoscenza. Per ora è tornato. Gli sembra comunque chi sa quale passo delle semplici cose come trascorrere insieme una giornata o un weekend che non siano l’uscita limitata di un paio d’ore.

“A kind of loving”

Mi ha frenato, e non so se sia giusto. Se io ho questo slancio o lo vivo o me ne devo andare. Insomma quel che per me è nato spontaneo, sta diventando problematico se non patologico. Nel sesso è quasi aggressivo, né si lascia andare ad alcuna tenerezza, è molto preoccupato dell’apprezzamento della prestazione, non raggiunge l’orgasmo, non eiacula mai. Non si lascia andare nemmeno nel sesso, se non alla liberazione della pulsione.

Ha avuto una lunga relazione risalente a oltre dieci anni fa ed è stato lasciato. Credo poi abbia avuto relazioni solo brevi e piuttosto leggere. Forse di recente si deve essere innamorato o fortemente invaghito senza che la cosa andasse a buon fine. Non vorrei pagare io queste delusioni.

Ci troviamo molto bene come visione del mondo e analisi delle cose, nonostante il divario culturale, colmato dalla sua passione per l’informazione.

Non parla del suo passato sentimentale. Noto che non lascia mai filtrare l’umanità. Gli ho chiesto dove ha nascosto le emozioni.

Ma sembra non lasciarsi mai scalfire. Io sto perdendo l’equilibrio raggiunto perché non riesco a essere me stessa. Una volta lui ha detto che invidia questo mio slancio...

La ringrazio, magari se possibile le chiederò una consulenza, per avere le idee un po’ più chiare.

Cordiali saluti,
C.

Commento

Qui, la nostra C. raggiunge la pienezza dell’analisi. E ci rendiamo conto che ormai è al di fuori di ogni rischio. Una consulenza potrebbe servirle per chiarirsi ulteriormente le idee, ma non ha bisogno di una psicoterapia. Ha afferrato la questione fondamentale: ciò che io chiamo il mito dell’autosufficienza e che ho descritto nel mio libro La paura di amare. L’uomo vive immerso nella fantasia – e nel disperato bisogno – di bastare a se stesso. Ha avuto traumi primari di cui non sappiamo nulla e ha sviluppato una visione della vita incentrata sul rifiuto della relazione. Poiché ha sofferto – sebbene con molte probabilità abbia rimosso nell’inconscio i suoi ricordi dolorosi – non vuole più soffrire. Non ha bisogno degli altri e se qualcuno gli si avvicina, lo colpisce con la sua critica, per evitare di averne bisogno. La sua è una posizione più che indipendente, è contro-dipendente. La sua vita sessuale lo rivela in modo impietoso: è aggressivo e mai tenero, è anorgasmico e privo di eiaculazione. Il suo atto sessuale è un rito consumato per confortarsi di essere “efficiente”, chiuso nella sua prestazione, non amorevole e aperto alla relazione. Non ama la cultura, ma l’informazione (dati piuttosto che riflessioni). Non solo non sa amare, ma non nemmeno amici. Ha sepolto le sue emozioni. C. capisce subito che lui ha una patologia caratteriale e che sarebbe insano per lei inseguirlo su un terreno sul quale può solo perdere.

La mia risposta

Cara C.,
il ritratto che Lei fa del suo attuale compagno è molto sottile e puntuale. È un uomo fortemente inibito sul piano della vita emotiva di relazione, tanto da esserle persino ostile. Le uniche relazioni che ammette sono quelle di aggressione (nel sesso) e di informazione (su internet). Scambio di dati e giochi di potere.

Ovvio che è un essere umano come chiunque altro e che è senz’altro capace di gentilezze. Probabilmente è anche un uomo con doti emotive nascoste (come lei stessa ha intuito). Purtroppo, ha appreso nel corso della vita a temere, condannare, inibire e controllare ogni tentazione al legame, alla condivisione, alla fusione. Ne ha una profonda paura. Penso dunque di poter azzardare nel suo caso la diagnosi di anoressia sentimentale.

Ha anche 50 anni. Il che vuol dire che ha un carattere ormai molto strutturato. Se lui fosse consapevole del suo problema e ne soffrisse davvero, e magari intendesse effettuare una psicoterapia, lei potrebbe confidare, sperare. Ma questa consapevolezza non pare essere all’orizzonte. Chi ha subito gravi traumi può – anche inconsapevolmente – farli pagare a qualcun altro. Come Lei ha intuito, non è un uomo cattivo. Ma essendo ambivalente (si avventura e si ritira, desidera e rifiuta, fa l’amore ma è aggressivo, ama e odia) può indurre nella sua compagna (quindi in Lei) gravi stati di confusione e un crollo ansioso e depressivo dell’autostima.

Tra i miei libri le consiglio di leggere sia quelli sulla dipendenza affettiva (perché possa cautelarsi), che quello sull’anoressia sentimentale.

Per quanto riguarda la consulenza, mi chiami a questo numero [...].

Un caro saluto e a presto,
Nicola Ghezzani