Nicola Ghezzani

Foto di Nicola Ghezzani

Nicola Ghezzani vive e lavora a Roma. È psicologo, psicoterapeuta, formatore alla psicoterapia e autore di numerosi saggi, articoli, libri. Ha formulato i principi della psicoterapia dialettica. Scrittore da sempre, ha dedicato una parte considerevole del suo lavoro psicologico, terapeutico e di ricerca alle dotazioni psichiche e alla creatività.

Copertina di “La logica dell’ansia” (2008).

La logica dell’ansia

Empatia, ansia e attacchi di panico

Editore Franco Angeli, 2008

È in libreria il mio ultimo libro, La logica dell’ansia, che riassume quindici anni di ricerche sull’ansia, le fobie, gli attacchi di panico e le psicopatologie correlate (depressioni, dipendenze, compulsioni ossessive). Sono stati quindici anni – come molti di voi sanno – molto intensi, non solo di attività clinica ma anche di collaborazione con un certo numero di associazioni di pazienti qualificate e attive.

Ammetto che il libro costa un po’ (16 euro); ma voglio precisare che il prezzo è giustificato dall’alta qualità dell’opera. Il libro è “unico”, innanzitutto perché è la migliore illustrazione oggi in circolazione di un metodo psicoterapeutico ancora poco conosciuto, la psicoterapia dialettica (di cui sono co-autore), applicato ai disturbi d’ansia. La psicoterapia dialettica inserisce il sintomo, la patologia e la personalità individuale all’interno del contesto storico-sociale e ne permette così una immediata comprensione. La rapida individuazione del “nodo strutturale” patologico consente allora sia l’intervento mirato breve, con rapida risoluzione del sintomo, sia quello di lunga durata, inteso a un rimaneggiamento profondo e duraturo della personalità.

Il libro tuttavia non si limita a descrivere una teoria; fa di più. Spiega che i sintomi sono in rapporto diretto coi valori che l’individuo ha assorbito nel corso della vita sin dall’infanzia, e che la loro risoluzione terapeutica implica una “rivoluzione” profonda, un cambiamento radicale nella visione del mondo e nella prospettiva esistenziale.

Colta da questo versante, dunque, la risoluzione dei sintomi viene mostrata come l’occasione giusta per modificare il rapporto personale col mondo e con la vita, tale da indurre una “rivoluzione” nel tessuto della società e della storia circostante. Procedendo per questa via, il libro giunge a spiegare che – al contrario di quella che è la vulgata corrente – colui che soffre nella psiche non è un minus habens, non è deficitario di qualcosa, è bensì detentore di una iper-dotazione nella sensibilità e nella riflessività, iperdotazione che è alla base di inconsci e poderosi conflitti di valori (vissuti come conflitti affettivi, generazionali, parentali, morali) implicati nella genesi di sensi di colpa e patologia.

In sintesi, direi che il punto focale, il più intrinseco, che ho inseguito durante tutta la laboriosa stesura del libro è che l’iperdotazione della persona sofferente, liberata dai lacci patologici, è tale da riportare in vita personalità intense sul piano della sensibilità e della creatività e profonde sul piano della morale; e che pertanto ogni sofferenza psichica, se ben gestita e risolta, può essere trasformata in una paradossale e insperata occasione di felicità.


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