Nicola Ghezzani

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Nicola Ghezzani vive e lavora a Roma. È psicologo, psicoterapeuta, formatore alla psicoterapia e autore di numerosi saggi, articoli, libri. Ha formulato i principi della psicoterapia dialettica. Scrittore da sempre, ha dedicato una parte considerevole del suo lavoro psicologico, terapeutico e di ricerca alle dotazioni psichiche e alla creatività.

La mia ricerca sull’amore e i disturbi dell’affettività

Da molti anni la mia attenzione clinica e teorica ruota intorno ad alcuni temi “caldi” e su un sistema teorico sempre più articolato e complesso. Dopo la psicosi e i disturbi d’ansia (ansia patologica, fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, depressione) mi sono occupato di relazioni affettive e di creatività. Tutti temi in molti casi intrecciati. Da questi studi clinici e teorici sono nati numerosi libri. Riguardo al tema dell’amore e dei suoi maggiori disturbi ho scritto fino ad oggi sei libri.

Ecco una riflessione intesa a spiegare come questi libri sono nati e come si articolano fra di loro.

Due patologie correlate

“Francesca Woodman e Benjamin Moore”

L’osservatorio dello psicoterapeuta è spesso il più adeguato a capire quale sia il dato patologico più diffuso e quali le tendenze più potenti nella società contemporanea. Dal suo punto di osservazione, lo psicoterapeuta può fare ampie estrapolazioni sia di carattere psicologico che sociologico.

Come hanno già osservato sociologi attenti alla realtà odierna, negli ultimi decenni il tessuto sociale è sembrato sfilacciarsi sempre di più: le coppie si separano, le famiglie si disgregano, i rapporti sono sempre più conflittuali, i ragazzi non sembrano avere una solida cultura dei sentimenti, tanto che le loro relazioni sono perlopiù apatiche ed effimere. Zygmunt Bauman parla a questo proposito di una società liquida; Christopher Lasch di una società del narcisismo.

Concordo con queste analisi e le approfondisco, cercando di stabilire un nesso fra i fenomeni sociali osservabili su ampia scala e le storie singole, personali, nelle quali la sofferenza spesso diventa psicopatologia. A mio avviso, due sono le patologie che, in questo panorama sociale, risaltano più di altre: io le ha trattate nei termini di anoressia sentimentale e di dipendenza affettiva. La prima è l’espressione di una chiusura al mondo dei sentimenti, l’altra nasce laddove il mondo dei sentimenti è talmente invasivo da annientare la stessa identità personale. Sono forme caratteriali opposte eppure, secondo il mio punto di vista, esse sono correlate fra loro in un senso molto stretto: la prima genera la seconda; senza la prima, la seconda non esisterebbe. L’assenza di desiderio di uno genera l’eccesso di desiderio in un altro; il controllo e la mortificazione dell’amore da parte di un uomo genera l’amore fuori controllo da parte di una donna.

Nel corso dei miei trentacinque anni di attività clinica, più volte mi sono chiesto quale sia l’origine dei disturbi di quella funzione naturale che è la sessualità e di quella sua qualità emergente che è l’amore. Ebbene, alla fine sono arrivato alla conclusione che il problema centrale sia costituito dalla fascinazione del potere. Più si tende al potere personale, nella coppia e nella società, meno si è in grado di vivere a pieno quello stato di caldo affidamento che caratterizza l’amore maturo, sia sessuale che affettivo.

Dressage

La ricerca dell’affermazione e del potenziamento del potere personale nelle relazioni di coppia e in quelle umane in genere necessita di un dressage, di un allenamento costante. Colui che lo persegue deve fare un continuo esercizio di controllo di sé e allo stesso tempo mirare all’umiliazione dell’altro. Controllo di sé e umiliazione dell’altro sono pratiche necessarie all’esercizio del potere e, come chiunque può vedere, sono in netta contraddizione con qualunque forma di amore, con l’essenza stessa dell’amore. Mentre l’amore si può realizzare soltanto attraverso quella qualità umana primaria che è la fiducia, al contrario la fascinazione del potere persegue la sistematica umiliazione e l’assoggettamento della disposizione naturale alla fiducia. Solo chi umilia, nega e strumentalizza e persino distrugge la fiducia dell’altro raggiunge posizioni di potere personale, perché spezza in radice la possibilità del dono e della condivisione.

Dunque, quando nelle dinamiche di coppia uno dei due o entrambi, in una altalena infernale, sono intenzionati a non cedere nulla riguardo al potere personale o decidono persino di incrementarlo, feriscono e mortificano i sentimenti dell’altro con lo scopo recondito di spezzarne e sfruttarne la fiducia. Queste dinamiche rendono impossibile qualunque possibilità d’amore.

L’anoressico e il narcisista

“Psiche e lo specchio”

Nell’analisi della personalità affascinata dal potere, la mia ricerca ha individuato due caratteri, uno sufficientemente morale, infatti è spesso infelice, l’altro invece decisamente immorale e auto-compiaciuto: il primo carattere è l’anoressico sentimentale, il secondo è il narcisista isterico. Il carattere anoressico sentimentale tende all’apatia, alla chiusura, all’isolamento affettivo ed emotivo e, in qualche misura, al ritiro dal mondo. Poiché evita del tutto di relazionarsi e se lo fa si limita a inibizioni e ritiri cautelari, di solito non fa danni al partner, salvo indurre in lui dolorosi sentimenti di fallimento e di vuoto. Tuttavia, se estremizzato e percepito come “vincente”, quindi ideologizzato come “positivo”, questo carattere dà luogo alla personalità narcisista isterica, una delle forme umane più inquietanti che abbia mai conosciuto, incentrata su strategie mirate al dominio relazionale, quindi alla denigrazione, all’umiliazione, talvolta alla violenza. Per quanto possa sfuggire agli occhi di molti, questa è oggi la forma umana più diffusa. Lo è maggiormente nell’universo maschile, ma ormai si va diffondendo sempre più anche in quello femminile. Uomini che fingono sensibilità e fascino nonché disposizione ad aiutare e persino salvare e poi si rivelano invece aridi, meschini, sfruttatori e controllanti fino alla violenza. Donne che mimano l’innocenza per poi rivelare tratti aggressivi, sfidanti, provocatori, ricattatori. Ne fanno le spese gli individui più sensibili, soprattutto donne, ma anche molti uomini che non si rassegnano a incarnare un ruolo dominante e anaffettivo. Questi individui sensibili, coinvolti in relazioni con partner insensibili e sovente maltrattanti, vengono umiliati e sottoposti al ricatto dell’abbandono, quindi crollano nell’angoscia e si sottomettono sempre di più. Le coppie che così si generano vengono definite spesso co-dipendenze (nel mio libro Volersi male, le ho analizzate con grande attenzione e le ho chiamate collusioni sadomasochiste).

Isabella Rossellini

Nel libro La paura di amare, ho descritto quel carattere psicologico sempre più diffuso che è l’anoressia sentimentale: l’individuo chiuso in se stesso e incapace di amare. Alla base di questa forma caratteriale c’è l’individualismo, che non è una patologia, ma una ideologia, una visione del mondo e un modo di intrattenere i rapporti umani. In alcuni casi, ormai minoritari, domina l’apatia del desiderio e la tendenza alla solitudine. In altri casi, sempre più frequenti, domina la rapidità con la quale si entra e si esce dalle relazioni sentimentali, a fini di “consumismo” erotico e sentimentale. Si esce dalle relazioni talvolta senza un motivo chiaro, altre volte per noia manifesta (perché si ha bisogno di stimoli continui per sentirsi vivi) o a seguito di tormentosi conflitti interni alla coppia, non di rado strumentali, perché mirati a rendere la vita insopportabile e quindi a farsi lasciare. Si guadagna un certo sentimento di libertà, ma vuoto e arido, e subito dopo si ha bisogno di una nuova conquista. Altre volte ancora l’anoressico sentimentale è un egocentrico manipolatore più o meno consapevole di se stesso. Non appena scopre la sua vera identità (la sua “aridità di cuore”) egli ha due direzioni possibili: o soffre, si dispera, si pente di ciò che è e vorrebbe cambiare; oppure decide che la sua forma è la forma migliore di esistenza e persiste divenendo così un narcisista compiaciuto e affamato dio “vittorie”.

La dipendenza affettiva

“David Lynch e Isabella Rossellini”

La patologia correlata a questa prima tipologia è la dipendenza affettiva, che colpisce soprattutto le donne. Nel libro Quando l’amore è una schiavitù spiego che la donna obbligata ad amare per via di codici educativi che la vogliono sempre, in ogni condizione, buona e disponibile, si sente oppressa, tormentata dai dubbi, quindi in segreto o palese conflitto col partner e non di meno angosciata dall’idea di poterlo perdere a causa dell’instabilità e incertezza di una relazione fondata sul dubbio. La dipendente affettiva finisce allora per inseguire il suo partner in un carosello di ansie, proteste, rivendicazioni e sensi di colpa che sembra non finire mai. Se poi – come spesso accade –, per sottomettersi a un copione masochistico, sceglie un partner generico insoddisfacente o, peggio, un anoressico affettivo e manipolatore, il suo conflitto interno può esitare in gravi patologie psichiche (ansia e fobie, attacchi panico e depressioni) o relazionali (trasgressioni, conflitti e violenze). In quest’ultimo caso, talvolta, quando la donna non sta più al gioco della coppia o non è più disponibile a subire il dominio dell’uomo, la relazione può portare alla sua morte per mano del compagno. Le storie di dipendenza affettiva sono particolarmente patetiche e struggenti; la donna dipendente spesso è sincera nella sua volontà di amare, ma non si rende conto che ha scelto l’uomo sbagliato, un uomo con caratteristiche “maschili” generiche, ma di cui non potrebbe citare nemmeno una qualità specifica, perché non lo conosce davvero, non lo apprezza, e quindi non lo ama. Spesso lui è un rozzo maschilista, un promiscuo, un violento. Abusa di lei e lei subisce perché ha paura di essere abbandonata.

La prepotenza maschile è purtroppo parte di qualunque società, arcaica o moderna, ma in questo caso è struggente la connivenza della donna al prepotere maschile. Pensiamo a quante donne sono attratte da uomini di potere che esercitano su di loro un fascino perverso. I professori universitari che plagiano le loro studentesse e ricercatrici con la stessa facilità con cui derubano i loro migliori collaboratori delle loro idee (di recente mi sono capitati molti casi di questo genere); i politici che profittano del loro potere di vita e di morte; ma persino piccoli delinquenti, immigrati in cerca di denaro, mantenuti di ogni genere possono esercitare su donne consenzienti un potere sconcertante.

Si tratta di due patologie a carattere diffusissimo, pandemico, che in questi miei libri, descrivo con ricchezza di esperienza clinica e, ritengo, con una certa eleganza letteraria. Allo stesso tempo mostro di aver elaborato un metodo terapeutico che le rende comprensibili e curabili.

L’amore sano

“David Lynch e Isabella Rossellini”

Il lato parallelo della mia ricerca sulle relazioni affettive riguarda invece l’amore sano nelle sue potenzialità di unione duale e di attivatore della crescita personale. In questa direzione ho scritto L’amore passionale, Grammatica dell’amore e Perché amiamo. In questi libri, oltre a ripercorrere i temi delle sofferenze e delle patologie d’amore, delineo una teoria per la quale l’amore è parte del processo evolutivo dell’io, e senza di esso – in una qualunque delle sue forme: amore sessuale, amicizia del cuore, amore mistico, comunità rivoluzionaria, relazione creativa, ecc. – lo sviluppo dell’io resta limitato e carente. L’amore è l’elemento propulsore di quella dinamica psicologica che ho chiamato processo di individuazione duale, proponendo alla cultura junghiana una a mio avviso importante amplificazione della concezione di Jung del processo di individuazione.

Vi ricordo questi libri perché sono importanti e perché hanno costruito una teoria ricca ed omogenea, che vede l’amore come passaggio indispensabile per l’individuo e la civiltà.

La mia teoria rifiuta l’idea che l’amore sia confinato nell’affetto matrimoniale o della coppia stabile e che la patologia sia solo ripetizione di copioni acquisiti. In ogni sua variante, la patologia esprime un bisogno umano, anche se la patologia lo altera fino a renderlo disfunzionale e talvolta irriconoscibile.

La Psicodialettica, di cui sono autore, è una scienza del divenire umani, quindi la patologia viene vista al suo interno come un arresto e una distorsione del processo naturale di maturazione dell’io e della sua umanità.

L’amore è un aspetto centrale nel processo che porta l’individuo alla maturazione e alla umanizzazione delle sue potenzialità originarie.

Bibliografia

Ecco l’elenco dei libri citati:

Ho appena terminato un romanzo (intitolato Cadenza d’inganno) sull’argomento della maturazione del sé mediante l’amore; e una raccolta di racconti (La solitudine dei cuori) sull’anoressia sentimentale. La forma-romanzo s’è resa necessaria per meglio esprimere l’idea del processo amoroso: una lunga e complessa evoluzione nel tempo; la forma-racconto è stata invece necessaria per meglio trasmettere l’idea di vite irrisolte, chiuse e frammentate. Inoltre, ho in corso una nuova ricerca sulla dipendenza affettiva che riserverà alcune importanti sorprese teoriche.